L’ex monastero di San Paolo si trova a Parma, in via Macedonio Melloni. Già celebre centro di cultura e spiritualità, è oggi in parte museo, ospitante la famosa Camera della Badessa affrescata da Correggio per Giovanna da Piacenza.
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Il monastero benedettino di San Paolo fu fondato verso l’anno 1000 dal vescovo di Parma, Sigefredo II, presso la chiesa, oggi sconsacrata, eretta nel 985 per accogliere le reliquie di santa Felicola.
Ebbe il suo periodo di maggior splendore a cavallo dei secoli XV e XVI, quando ebbe come badesse Cecilia Bergonzi e Giovanna da Piacenza, che ne fecero uno dei centri culturali più significativi di Parma. Esso amministrava un ampio ventaglio di beni materiali e aveva tra le consorelle membri delle famiglie aristocratiche della zona. Tale presenza face sì che il ruolo di badessa fosse sempre assegnato a monache di stirpe nobile, le quali, attraverso il proprio parentado, intessevano fitti rapporti, oltre che con le autorità religiose, con i circoli elevati della città, con altri monasteri e personalità ad ampio raggio. La clausura per la badessa, negli anni di maggior prestigio, era spesso una formalità, a fronte di visite frequenti e viaggi. Essa godeva di un appartamento privato nel monastero, con locali sia di studio che di ricevimento.
Il 30 ottobre 1583 Margherita Farnese, dopo l’annullamento del suo matrimonio con Vincenzo II Gonzaga, vi fece la sua professione religiosa prendendo il nome di suor Maura Lucenia: vi rimase fino al 1592, quando fu trasferita nel monastero di Sant’Alessandro.
Per volere di papa Sisto V si stabilì che la badessa venisse eletta annualmente e dovesse essere confermata dal vescovo locale.
Nel 1767 vivevano nel monastero 36 religiose professe, 38 converse, 8 inservienti per il monastero, 8 per la chiesa e 7 esterne. Il monastero venne secolarizzato nel 1810.
Dall’appartamento della badessa fu ricavato un museo. Oggi il percorso museale attraversa una ricostruzione degli ambienti privati di Giovanna da Piacenza, comprese: la stanza col soffitto decorato nel 1514 da Alessandro Araldi con candelabre e grottesche, allora da poco portate a nord dell’Appennino dal pittore forlivese Marco Palmezzano; e la Camera della Badessa di Correggio, databile al 1519 e caratterizzata da un’innovativa decorazione illusionistica di un pergolato in cui si affacciano putti, tra nicchie simulanti bassorilievi a monocromo.
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